E'
scattato nella giornata di ieri il divieto ai tifosi del Venezia di
recarsi in trasferta a Padova il 13 ottobre prossimo. Clamorosa ed
incomprensibile la decisione di vietare la vendita dei tagliandi al di
fuori del Comune di Padova.
Uno
stadio sicuro, uno stadio per… nessuno. Regna la tristezza, oltre ad un
legittimo senso di frustrazione, a poche ore dall’ufficializzazione di
una decisione nell’aria da qualche giorno. Non bastasse il divieto per
i tifosi biancoscudati di seguire la squadra in trasferta al Bentegodi
di Verona, eccone un altro, questa volta riguardante i supporters del Venezia, che non potranno presenziare all’Euganeo nella serata di lunedì 13 ottobre prossimo. Oltre al danno, la beffa, perché in base a quanto appreso dal comunicato del Casms (Comitato Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive) non solo rimarrà chiuso il settore ospiti, ma la vendità dei biglietti per i tifosi di casa verrà consentita soltanto nel territorio urbano relativo al Comune di Padova.
Tradotto: i tifosi biancoscudati, residenti in un qualunque Comune
della Provincia, saranno obbligati a rimanere lontani dall’Euganeo.
Anche in una serata che avrebbe visto l’impianto di Zona Due Palazzi
riempirsi per un’occasione importante ed attesa quale il derby che per
antonomasia rappresenta uno degli appuntamenti più sentiti della
stagione sportiva. Trattasi senza dubbio di decisioni che stanno
lentamente uccidendo un mondo del calcio mai come oggi colmo di
contraddizioni. Ma come, obbligano un’amministrazione comunale (ed una
Società…) ad adeguare le condizioni di sicurezza di un impianto,
spendendo cifre astronomiche (prelevate dalle tasche dei singoli
cittadini, per altro) per rendere lo Stadio finalmente “sicuro” ed
“alla portata di tutti”; quindi si arriva ad impedire ad un tifoso
qualunque di usufruirne per assistere ad una gara di calcio? Solo
perché “colpevole” di non risiedere in città? Ci scuserete la
schiettezza, ma in un momento come quello attuale, abbiamo la netta
sensazione di essere arrivati alla follia, più ancora che alla presa in
giro. Uno stadio sicuro, uno stadio per nessuno, appunto. Perché la
realtà dei fatti è purtroppo amara. Per la Padova sportiva, ancora una
volta, è il momento di veder calpestato quel briciolo di dignitià che ancora rimane,
di fronte a chi, con impietosi colpi di spugna, sta lentamente
svuotando il mondo del pallone della passione dei suoi principali
protagonisti. Quei tifosi che lunedì 13 ottobre, e chissà quante altre
volte d’ora in avanti, saranno costretti a privarsi del piacere di 90
minuti di tifo e di sano e corretto campanile al cospetto dei rivali
lagunari. Emblematiche le parole dei vertici dirigenziali biancoscudati. "Ho chiesto immediatamente un incontro con il Prefetto Lepri Gallerano (colui che dovrà in pratica rendere operativa la direttiva, ndr) - ha affermato il presidente biancoscudato -, non posso accettare una misura del genere". E’ quanto si legge nell’edizione odierna di Leggo, nella quale, al microfono di Giovanni Viafora, il Cavaliere biancoscudato ha anche aggiunto: "Finché
non mi mandano a casa qualcosa di scritto non mi muovo e nel caso
confermassero il provvedimento sono pronto a chiamare il Venezia e a
non giocare di sera. Ma prima fatemi ragionare…". Parole che
pesano, in quella che forse è la prima presa di posizione di questo
genere da parte del Presidente della S.p.a. biancoscudata. Con la
speranza, naturalmente, che le voce grossa di Cestaro possa contribuire
a cambiare in corsa un provvedimento umiliante per i tifosi
biancoscudati ed oltre modo dannoso per una realtà sportiva, quella
patavina, già declassata da anni di cocenti delusioni. Marco Lorenzi -
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