Il campionato 2008/09 parte con i soliti problemi, discussioni e presunte soluzioni.
Questione stadi
Obsoleti e a volte fatiscenti. Di proprietà pubblica, gli stadi
italiani sono sotto le lenti di ingrandimento di legislatori, prefetti,
sindaci e comitati di valutazione e/o vigilanza. A loro il compito di
stabilire quale sia l’effettivo livello di sicurezza di impianti che
sono e rimangono (per ora) di proprietà comunale. Il nuovo campionato
potrebbe anch’esso vedere l’applicazione di deroghe più o meno
importanti e distribuite, salvo le eccezioni che confermano le regole,
sperando un po’ egoisticamente che non ci riguardino.
La Pisanu ha già i suoi anni di anzianità, ma nonostante ciò
rappresenta ancora un tabù, stesso discorso per la Amato/Melandri: con
leggi e disposizioni cervellotiche e difficili da applicare anche in
tempi lunghi, con i tagli alle pubbliche amministrazioni (partendo
dall’Ici che riguarda direttamente i Comuni) e infine con un
federalismo fiscale ancora tutto da discutere, gli enti locali soffrono
un po’ ovunque e la sensazione diffusa è che si stia definitivamente
imboccando la strada della privatizzazione degli impianti.
Questione violenza
Anche le decisioni per ciò che riguarda la lotta alla violenza
potrebbero diventare un fatto privato, questa volta delle forze
dell’ordine, con buona pace dei tifosi tutti. E questo non tanto perché
i tifosi ultimamente abbiano contato qualcosa (tutt’altro…) ma
piuttosto per l’ulteriore restringimento del campo di competenza in
materia e per il gran peso (simbolico, mediatico) che ha la
costituzione di un nuovo organo composto interamente da forze
dell’ordine e, novità di enorme portata, servizi segreti (addirittura).
Il recente bilancio fatto di morti e feriti, nonostante l’esistenza e
l’applicazione di leggi sempre più dure, è tutt’altro che confortante,
ma nonostante ciò continua il pugno duro. Con la costituzione del nuovo
organo e il restringimento del campo di responsabilità alle sole forze
di pubblica sicurezza, la politica riduce ufficialmente il tutto a una
mera questione di ordine pubblico, alla faccia del calcio visto come
“specchio della società esistente” e quindi con buona pace anche della
possibile vera soluzione a un fenomeno/problema che non solo esiste da
sempre, ma che si è puntualmente inasprito, invece di ridursi, ad ogni
ondata repressiva e che per questo andrebbe discusso e affrontato da
ogni punto di vista possibile e immaginabile.
Questione tifo
Gli striscioni restano banditi. Le belle parole della Melandri sono
rimaste tali e non si scorge, all’orizzonte, alcun cambiamento di sorta
da chi ha posto la sicurezza come cardine fondamentale della propria
campagna mediatica. La solita macchietta italiana: ci sono stadi in cui
si chiedono i permessi, stadi in cui si chiudono due occhi con
striscioni offensivi, bandieroni e torce, e stadi spogli. A
discrezione. All’italiana. |