1 luglio 2008
Macalli, si al taglio delle rose
Parte
ufficialmente da oggi la Lega Pro (ex serie C). Per la Prima Divisione
(ex serie C1) e la Seconda Divisione (ex serie C2) arriva il momento di
tagliare le rose. E di fare spazio ai giovani. Il presidente, Mario
Macalli, non ha intenzione di innestare la retromarcia. Nonostante le
proteste della AIC.
Da oggi addio alla serie C, che diventa ufficialmente nuova Lega Pro. Partono così la Prima Divisione (ex C1) e la Seconda Divisione
(ex C2). Bisognerà abituarsi a chiamarli in questo modo, volenti o
nolenti, i vecchi campionati di terza e quarta serie. Il presidente
Mario Macalli lo ribadisce in un’intervista rilasciata ad Alex Frosio,
che compare sulla Gazzetta dello Sport di oggi. E non sembra
assolutamente disposto a innestare la retromarcia, nonostante alcuni
ripensamenti in corso d’opera da parte dei club e le prevedibili
proteste dell’Associazione Italiana Calciatori di Sergio Campana.
Le rose saranno ridimensionate
da subito, come si evince dalle parole di Macalli. Il quale intende
applicare, alla lettera, il regolamento emanato ieri dal Consiglio di
Lega e che va ad aggiungersi alle altre sostanziali novità emerse
dall’assemblea tenutasi il 19 giugno a Firenze. Solo 18 giocatori senza
limiti di età in Prima Divisione e appena 15 in Seconda. Largo ai
giovani under 21, il cui apporto alle rose sarà illimitato. “Non vedo
perché non dovremmo farlo - spiega Macalli alla rosea - non leviamo
niente a nessuno, e io faccio solo l’interesse delle 90 società che mi
hanno eletto. Nel calcio si arricchiscono tutti: gli unici in perdita
sono sempre gli imprenditori”.
Si oppone Sergio Campana,
presidente dell’Assocalciatori. Nella nuova Lega Pro, numeri alla mano,
rischiano di restare disoccupati in parecchi. Si parla di circa
trecento giocatori che rischiano il posto e che saranno svincolati
dalle società. Sul punto Macalli va giù duro: “Gli svincolati non
troveranno posto? Affari loro, non siamo un ente di assistenza. La
verità è che i disoccupati cronici sono quelli scarsi. I giocatori
bravi una squadra la troveranno”. «Non ce l’ho con i trentenni e non
siamo in guerra con nessuno - spiega Macalli - ma bisogna fare una
scelta per salvaguardare l’azienda calcio. E comunque so che al 30
giugno quasi tutte le società non hanno più di 9 fuori quota in rosa”.
Di fronte allo sfascio economico del calcio italiano la Lega Pro
assume, dunque, una sua linea. Discutibile o meno, ma comunque una
linea. Ridurre i costi di gestione è ineludibile e il pensiero di
Macalli corre alla disastrata compagnia di bandiera: “Il calcio
italiano è come l’Alitalia: un’azienda in fallimento. Lo dirò giovedì
in Consiglio Federale. E mi meraviglia che le istituzioni non abbiano
finora mai preso un provvedimento: si gioca ogni domenica senza che
nessuno faccia niente”.
Macalli punta sul consenso
della maggioranza dei presidenti e ritiene che alla fine il buon senso
non potrà che prevalere. Diversamente non si arriverà da nessuna parte
e le numerose crisi economiche che incombono sulle iscrizioni al
prossimo campionato lo provano. “Qualcuno non ci sta ed è legittimo –
osserva Macalli - l’importante è che il buon senso sia comune”. E
aggiunge: “I club più ambiziosi vorrebbero costruire squadre senza
troppe limitazioni. Ma se poi vanno in B dove le rose saranno limitate,
che fanno? Rinunciano? Non credo”. Alla fine, per evitare che il banco
salti, tutti dovranno fare di necessità virtù.
Sa. Mig. http://www.calciopress.net/news/125/ARTICLE/4950/2008-07-01.html
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