17 luglio 2012
Macalli annuncia: “niente riforma”.
Le squadre di D preparano i ripescaggi?

Il tema della “Riforma per trauma” terrà banco nella prossima settimana,
fino al Consiglio Federale del 19 luglio, quando (a meno di ulteriori
ricorsi) si arriverà all’ufficializzazione dei campionati 2012/13. Mario
Macalli, nonostante siano solo 59 le compagini in regola (dopo l’ok
della Reggina per l’utilizzo del Granillo a favore dell’Hinterreggio)
continua a rimanere molto abbottonato. Nell’intervista rilasciata per
l’emittente LiraTv, spiega: ”Ci sono squadre in difficoltà,e quindi
aspettiamo che queste società abbiano il tempo di fare i loro ricorsi
così come previsto dalla normativa. Il termine scade il 16 Luglio alle
ore 13:00, dopo di che il 19 Luglio ci sarà il Consiglio Federale il
quale provvederà a diramare gli organici, quindi aspettiamo quella data
per poter far poi un consiglio di Lega per cercare di mettere insieme i
gironi per poi iniziare a giocare.“
Macalli ripete più volte che la riforma
partirà dalla prossima stagione come previsto: “Le riforme in generale
si fanno per norma, e di norme sulle riforme non ce ne sono. L’anno
scorso ho presentato come capo della Commissione Federale delle ipotesi
di riforma che non sono state approvate in quanto altre forze
politico-sportive non erano d’accordo. Quindi non è stato approvato
nulla entro i termini previsti del 30 Giugno prima e del 31 Luglio poi,
visto che si è spostata con delibera del Consiglio Federale: le riforme
si fanno solo con Norme, se le norme non ci sono allora per forza
esistono due campionati, uno di Prima e uno di Seconda divisione. Se il
Consiglio Federale – che è l’organo sovrano di governo – darà consensi,
anche da parte della nostra Lega, perché vorrà fare cose diverse, allora
lo ascolteremo. Ma non credo proprio che arriveremo a tanto, vedremo
cosa succederà e anche in funzione del numero delle società che sono in
difficoltà per mettere insieme dei gironi che siano compatibili con un
campionato importante come quello di prima e seconda divisione.”
A questo punto è facilmente immaginabile
che il consiglio federale, che due mesi fa aveva disposto il blocco dei
ripescaggi, possa varare una norma di ‘ammissione per vacanza
d’organico’ per alcune squadre di Serie D. Va ricordato che la
graduatoria di ripescaggio stilata dalla Lega Dilettanti non è ancora
stata pubblicata (a differenza di quello che hanno scritto molti organi
di stampa) e che quella resa nota fino ad oggi è relativa ai soli
punteggi play-off. In quella ‘vera’ il Brindisi sarebbe quindicesimo ma
‘solo’ cinque delle squadre che lo precedono sono interessate al salto
di categoria. In ogni caso, che si rientri o no, la città stavolta ha il
dovere di provarci. Innanzitutto perché vincere il prossimo torneo di D
è quasi impossibile. Poi perché una squadra in Lega Pro costerebbe
meno. E, soprattutto, perché ad un anno dalla riforma della C unica non
si può perdere questa occasione. fonte: brindisimagazine.it
Macalli: “la riforma subito? E’ difficile”

FALLIMENTI -
Dalle istituzioni del nostro calcio arrivano messaggi contraddittori,
perché contraddittoria è la situazione generale. Giusto per chiarire il
quadro: alla serie C di quest’anno erano iscritte 77 società, 13 in meno
dell’anno scorso a causa di fallimenti e problemi economici. La Figc ha
quindi deciso di cancellare un intero girone di seconda divisione. Dei
77 club ai nastri di partenza, ben 27 sono stati penalizzati a stagione
in corso per inadempienze amministrative. E con il segno meno davanti,
hanno perso tutti i contributi che la Lega Pro stanzia per chi utilizza i
giovani in modo continuativo (per chi ha occhio, a fine stagione
possono entrare in cassa decine di migliaia di euro).
CRISI - Visto il momento generale, la crisi e le
difficoltà degli imprenditori negli investimenti sportivi, si teme che
la prossima sia un’estate tragica, con una sfilza di club destinati a
chiudere bottega. In previsione di un’altra ecatombe, il Consiglio
federale aveva inizialmente deliberato la linea da seguire: fino a un
numero di 60 squadre iscritte alla Lega Pro, non sarebbero stati
effettuati i ripescaggi. Se si fosse scesi sotto le 60 squadre, allora
si sarebbe proceduto con le integrazioni d’organico. Ciò vuol dire, che,
se dovesse essere confermata questa linea, per confidare nella chiamata
in categoria superiore una squadra di serie D dovrebbe “gufare” almeno
una ventina di club. Brutto a dirsi, ma l’evenienza non è così lontana
dalla realtà.
MACALLI FRENA LA RIFORMA -
Ieri sera, però, il presidente Mario Macalli (che fu il primo a
sponsorizzare la revisione dei campionati) ci è andato più cauto.
All’emittente Odeon Tv ha dichiarato: “La riforma va fatta secondo le
regole. Una società che sale dalla serie D, deve produrre determinate
garanzie economiche per la C2. Non posso obbligarla a giocare in C1,
dove bisogna rispettare parametri più rigidi”. La differenza fra le due
categorie non è da poco: la Lega infatti richiede una fidejussione da
600mila euro per la prima divisione e da 300mila euro per la seconda.
Macalli, alludendo ai processi sul calcioscommesse, ha poi aggiunto:
“Poniamo il caso che una società venga retrocessa dalla C1 alla
categoria sottostante per problematiche diverse da quelle sportive. Se
noi facciamo la riforma, di fatto ne annulliamo la pena da scontare. E
comunque è impossibile parlare adesso: per assurdo potremmo ritrovarci
fra gli iscritti solo club di prima divisione. O solo di seconda. Tra un
mese, con le carte in tavola, valuteremo. Per me comunque il numero
ideale è 68 squadre”.
A far sperare le squadre di serie D che vogliono essere ripescate ci
sono un paio di dettagli. Il presidente della Lnd, Carlo Tavecchio, è un
convinto sostenitore della riforma della Lega Pro ed è pure candidato a
diventare il prossimo presidente della Federcalcio al posto di
Giancarlo Abete. Nella lotta interna che c’è fra le varie componenti del
Consiglio Federale, Tavecchio ha tutto l’interesse a valorizzare il
lavoro della sua Lega. Non a caso l’anno scorso il Rimini vinse i
play-off di serie D e fu ripescato in Lega Pro, costringendo l’infuriato
Macalli (che non ne voleva sapere) a disegnare un girone di C2 con 21
squadre invece di 20. Insomma è ancora tutto da decidere.
La Riforma dei campionati passa dal numero dei fallimenti
Continua
la telenovela “Riforma dei campionati” in Lega Pro con indiscrezioni e
veri e propri colpi di scena che si susseguono di settimana in
settimana. Difficile fare il punto della situazione, le dichiarazioni
degli attori protagonisti vanno in direzioni opposte, proviamo quindi a
fare soltanto un po’ d’ordine.
RIPESCAGGI - Partiamo
dalle certezze: “l’abolizione dei ripescaggi” mette in chiaro che non si
ripeterà quella promozione selvaggia di club dalla Serie D alla Lega
Pro. Situazione scongiurata lo scorso anno dall’abolizione del Girone C
di Seconda Divisione.
I ripescaggi sarebbero però necessari
nell’ipotesi in cui si dovesse arrivare sotto le 60 squadre (17
esclusioni). Ma potrebbero essere necessarie anche se ci fossero 67
squadre ai nastri di partenza (10 esclusioni).
CRISI - Seconda
certezza: il numero delle squadre a rischio oscilla intorno alle 15
unità. Tra queste Piacenza, Spal e Triestina (ormai data per spacciata).
Per far si che la riforma venga
posticipata al 2013/2014 dovrebbero essere 68 le squadre presenti nella
prossima Lega Pro con il format dell’ultima stagione calcistica con due
gironi di Prima Divisione e due di Seconda Divisione. Impossibile al
momento precedere con due gironi di Prima e uno di Seconda, perchè ci
sarebbero 9 retrocessioni nei dilettanti da un unico girone.
MACALLI - Macalli è
stato duro in una delle ultime dichiarazioni: “Per fare calcio ci
vogliono i soldi. Nel calcio ci devono stare solo presidenti che hanno
le risorse economiche per affrontare un campionato professionistico.
Basta con le società senza soldi che rovinano l’immagine del calcio e
penalizzano il lavoro dei presidenti virtuosi. Chi non ha i soldi vada a
fare campionati dilettantistici”.
GIRONI - L’obiettivo
resta sempre quello di portare l’organico a 60 squadre con 3 gironi di
Prima Divisione come era un tempo. Ma a questo obiettivo si oppone
l’Assocalciatori che chiede la tutela per i professionisti che si
troverebbero senza contratto. L’Aic ha chiesto una revisione della
riforma, evidenziando come risulterebbe più opportuno dare luogo a due
gironi di Prima Divisione e due di Seconda Divisione e suggerisce di
ospitare in Lega Pro le seconde squadre dei club di A.
Macalli risponde a Tommasi e lascia
chiaramente intendere che per la riforma dei campionati i tempi sono
oramai maturi: “mi meraviglio – ha spiegato – che insistano su cose così
allucinanti. Non siamo un circo equestre. I presidenti di A piuttosto
facciano ingresso nel capitale sociale dei club di Lega Pro, ma noi non
possiamo più fare le banche della serie A».
Andrea Contaldi
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