La
serie C diventa Lega Pro. La C1 assume la denominazione di Prima
Divisione. Il cambiamento voluto da Mario Macalli ha un grande impatto.
Non si tratta di pura cosmesi, ma del primo passo verso una riforma
strutturale della categoria. E del pianeta calcio italiano nella sua
interezza.
Fermandosi a un esame troppo superficiale delle modifiche stabilite all’unanimità dall’assemblea
della ex Lega di serie C che si è riunita il 19 giugno a Firenze, e
verbalizzate dal notaio Marino, qualcuno le ha interpretata in prima
battuta come un’operazione di pura cosmesi. Un insignificante cambio di
denominazione, neppure troppo fantasioso a voler essere onesti fino in
fondo.
In realtà il cambiamento
voluto dal presidente della ex Lega di serie C, Mario Macalli,
costituisce il segnale di una svolta epocale. Che alla maggioranza era,
forse, inizialmente sfuggito. Ma che, adesso, assume i suoi precisi
contorni. Tant’è che molti club, interpretato a fondo il senso delle
innovazioni che (ricordiamolo) hanno sottoscritto in modo unanime,
stanno iniziando a chiedere alla Lega di Firenze di fare un passo
indietro.
Il fatto è che la serie C ha cambiato quasi tutto,
salvo il format. E solo perché questa opzione non rientra nei poteri
decisionali della Lega, ma spetta per statuto alla Figc. Macalli ha
voluto, con il cambiamento di nome, imprimere un cambiamento di rotta.
Ciò che conta non è tanto chiamarsi Lega Pro (ex serie C), Prima
Divisione (ex C1) e Seconda Divisione (ex C2). Anche se sarà bene
abituarsi da subito a modificare il glossario di questa categoria. Né
aver scelto sponsor dedicati e inaugurato un ufficio marketing.
La grande innovazione consiste nella definizione di una chiara mission
per questa Lega, proprio quando tutto il resto del pianeta calcio è
assai opaco sotto questo profilo. E, consentiteci di sottolinearlo, era
davvero ora di farlo. Cioè nella scelta, solo in apparenza dirompente,
della linea verde. Soluzione ormai ineludibile per una categoria che
versa da anni in gravi difficoltà economiche.
In Prima Divisione
una squadra potrà tesserare solo 18 giocatori senza limiti di età, più
tutti gli under 21 (cioè giocatori nati dopo il primo gennaio 1987) che
vuole. Per la stagione successiva è previsto un ulteriore abbassamento
dell’età media delle squadre. Con un blocco della rosa a 22 giocatori
di cui solo 14, in Prima Divisione, senza limiti di età. In buona sostanza la Prima Divisione, e la Lega Pro,
diventano il trampolino di lancio delle giovani promesse del calcio
italiano. Cessano di essere, come erano ormai ridotte, un cimitero
degli elefanti popolato da vecchi marpioni a fine carriera in cerca
degli ultimi ingaggi.
Le strategie di calciomercato dovranno radicalmente cambiare. Le società sono chiamate, da subito, a
sfoltire i loro organici pletorici per mettersi all’affannosa ricerca
di giovani di spessore. Una merce ormai rara in Italia, dopo che i
vivai sono stati stupidamente affossati. I prezzi dei cartellini degli
under 21 di pregio saliranno alle stelle. Per non essere taglieggiati
dalle società di categoria superiore bisognerà attrezzarsi per
costruirseli in casa propria, potenziando settori giovanili avvizziti o
inesistenti. Allo stato delle cose, se i club non troveranno elementi
all’altezza (e la concorrenza da battere sarà durissima…) il rischio è
quello di affrontare il campionato con soltanto 18 elementi validi.
Numero largamente insufficiente per disputare un torneo duro come la Prima Divisione, specie se si coltivano determinate ambizioni.
La strada scelta da Macalli
è quella giusta, doverosa per un dirigente che abbia a cuore le sorti
della Lega che dirige. Chi non è d’accordo dovrà fare buon viso a
cattivo gioco, perché l’ora di cambiare le cose era arrivata da un bel
pezzo. Il presidente della Lega Pro lo ha capito. Meglio tardi che mai.
E ha messo il primo tassello per una riforma strutturale della
categoria. Dalla quale, come sempre accade perché le grandi innovazioni
partono dal basso, prenderà il via la riforma altrettanto ineludibile
di un pianeta calcio italiano ormai in stato preagonico.
Sergio Mutolo - www.calciopress.net
http://www.calciopress.net/news/125/ARTICLE/4915/2008-06-22.html